Invecchiamento della popolazione, incidenza Alzheimer e programmi AAL – Active and Assisted Living
Alternde Gesellschaft, Auftreten von Alzheimer-Erkrankungen und die AAL-Programme der EU

Elena Vanzo - 2018

(Foto: Great Konsortium – Booklet)

 
Nei paesi industrializzati la popolazione anziana è in continua crescita e l’Italia continua a essere uno dei Paesi con la maggiore proporzione di persone superiore ai 65 anni, che a oggi costituiscono circa il 22% della popolazione. Le più recenti proiezioni ISTAT indicano che nel 2045 un italiano su tre avrà 65 anni o più con un’attesa di vita media pari a 84,3 anni per gli uomini e 88,5 per le donne (nel 2016 la speranza di vita alla nascita era 80,8 per gli uomini e 85,4 per le donne). L’allungamento della vita media si può considerare come una delle grandi conquiste della nostra epoca, ma bisogna tenere conto che è anche accompagnata da un evento in controtendenza, cioè l’aumento della diffusione di patologie cronico-degenerative come l’Alzheimer.

Ma quanti sono i malati di Alzheimer in Italia ed in Alto Adige? L’ultimo “Rapporto Mondiale Alzheimer” del 2016 stima che in Italia le persone con demenza siano 1.240.000, in Alto Adige si stimano ad oggi circa 12.000 persone affette da demenza (dato dell’Associazione Alzheimer Alto Adige) e questi numeri sono destinati ad aumentare.

A tutt’oggi la malattia è inguaribile ma resta comunque curabile sia attraverso trattamenti farmacologici, che non bloccano il progredire della malattia ma che hanno benefici sui sintomi della malattia, sia non farmacologici. Per trattamenti non farmacologici si intendono gli accorgimenti relativi alla relazione con la persona malata e all’organizzazione dell’ambiente che la circonda. Quest’ultimo aspetto è importantissimo, in quanto le persone con demenza mostrano a volte comportamenti di difficile gestione creando difficoltà al malato e al suo benessere generale e, di conseguenza, anche ai caregivers familiari e/o professionali: queste difficoltà includono gli stati confusionali, il ritmo sonno-veglia disturbato, nervosismo crescente specie nelle ore serali, indifferenza, apatia.

C’è ovviamente un grande interesse nel trovare trattamenti senza farmaci: una delle ricerche che va in questa direzione si chiama “GREAT - Get ready for activity – Ambient day scheduling with dementia” finanziata dal programma europeo AAL – Active and Assisted Living. Lo studio che vede coinvolti partner italiani, austriaci e svizzeri, sta sviluppando un approccio promettente tramite interventi con della luce artificiale che potrebbero avere effetti positivi sulle fasi della veglia e del sonno e più in generale sul ritmo circadiano delle persone con demenza. La luce ha difatti un impatto diretto sulle attività della corteccia del cervello, della temperatura corporea e della frequenza cardiaca regolando anche la produzione di melatonina. La luce è il principale fattore responsabile della regolazione del nostro orologio circadiano che influenza il nostro umore e il controllo dei processi fondamentali che ci tengono in buona salute. Il sistema che verrà sviluppato dovrà essere in grado di adattare l’illuminazione affinché le persone malate vengano stimolate per svolgere attività quali il pranzo, le passeggiate oppure l’andare a dormire. Oltre ad un’illuminazione ottimale, il sistema GREAT integra anche l’utilizzo di suoni e di aromi al fine di alleviare alcuni sintomi come l’irrequietezza, l’apatia o i cambiamenti d’umore, che si verificano frequentemente nei pazienti affetti da demenza.

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